Incontro: Teodolinda e il rito patriarchino a Monza

09.11.2025

Giovedì 13 novembre 2025 alle ore 21, presso il Duomo di Monza nella Sala del Granaio, si terrà un incontro dedicato a un tema affascinante e poco conosciuto: Teodolinda e il rito patriarchino a Monza. Un'occasione preziosa per riscoprire le radici liturgiche e storiche della città, intrecciate con le vicende dello scisma dei Tre Capitoli e con la figura carismatica della regina longobarda.

Il contesto storico: lo scisma dei Tre Capitoli

Lo scisma dei Tre Capitoli fu una delle più complesse controversie teologiche del VI secolo. Ebbe origine dalla condanna, da parte del Concilio di Costantinopoli II (553), di tre teologi orientali – Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Iba di Edessa – accusati di nestorianesimo. Questa decisione fu percepita in Occidente come un attacco al Concilio di Calcedonia (451), che non aveva condannato tali autori. La reazione fu particolarmente forte nelle regioni dell'Italia settentrionale, dove molte diocesi, tra cui Aquileia e Milano, rifiutarono la condanna e si staccarono dalla comunione con Roma.

Lo scisma durò circa 150 anni e coinvolse ampie aree dell'Italia settentrionale, della Dalmazia e dell'Africa settentrionale. In questo contesto, la Chiesa di Aquileia si proclamò autonoma e sviluppò un proprio rito liturgico: il rito patriarchino.

Teodolinda e la scelta liturgica di Monza

La regina Teodolinda, figura centrale nella cristianizzazione dei Longobardi, ebbe un ruolo decisivo nell'orientare Monza verso il rito patriarchino. Fondatrice della basilica di San Giovanni Battista – oggi Duomo di Monza – come cappella palatina, Teodolinda scelse di legare la nuova fondazione alla Chiesa di Aquileia, in aperta opposizione alla sede romana e a quella milanese, entrambe ostili allo scisma.

Questa scelta non fu solo religiosa, ma anche politica: aderire al rito aquileiese significava per Teodolinda affermare l'autonomia del regno longobardo e consolidare un'identità cristiana distinta da quella bizantina. Così, Monza divenne un centro liturgico unico, dove si celebrava secondo un rito diverso sia da quello romano che da quello ambrosiano.

Il rito patriarchino a Monza: una liturgia resistente

Il rito patriarchino si radicò profondamente nella vita religiosa di Monza. Nonostante la fine dello scisma e i successivi tentativi di uniformare la liturgia, Monza mantenne a lungo le sue peculiarità. Persino San Carlo Borromeo, nel XVI secolo, non riuscì a imporre il rito ambrosiano nella città. L'Arciprete di Monza conservò privilegi e simboli distintivi, come la scorta armata di alabardieri, a testimonianza della sua autonomia.

Questa resistenza liturgica è un segno della forte identità ecclesiale di Monza, che per secoli si configurò come una "corte" o "abbazia" con giurisdizione propria, sia spirituale che temporale. Il rito patriarchino sopravvisse fino all'età moderna, lasciando tracce nella memoria liturgica e nella struttura ecclesiastica della città.

Un'eredità da riscoprire

L'incontro del 13 novembre rappresenta un'opportunità per riflettere su un capitolo affascinante della storia della Chiesa e per riscoprire il legame tra Teodolinda, lo scisma dei Tre Capitoli e il rito patriarchino a Monza. Una vicenda che intreccia teologia, politica e liturgia, e che ancora oggi parla alla coscienza ecclesiale e culturale della città.

Riferimenti biografici: 

Enciclopedia Italiana. (n.d.). Scisma dei Tre Capitoli. Istituto della Enciclopedia Italiana. - Dizionario di Storia e Geografia Ecclesiastica. (n.d.). Aquileia e il rito patriarchino. - Edizioni Dehoniane Bologna. Golinelli, P. (2004). Teodolinda. La regina che salvò l'Italia. Jaca Book. - Archivio Storico Monzese. (n.d.). Documenti sulla liturgia monzese. Fondo liturgico, secc. XIII–XVI. Cantù, C. (1855). - Storia della città e della basilica di Monza. Tipografia Editrice Lombarda. - Università Cattolica del Sacro Cuore. (n.d.). Studi di liturgia lombarda. Pubblicazioni dell'Istituto di Liturgia. 

Crea il tuo sito web gratis!