Spine di Ademar Silva: una storia di ferite antiche e redenzione

13.12.2025


È uscita in questi giorni la seconda opera dello scrittore brasiliano, ma ormai monzese doc, Ademar Silva. Spine – questo l'intrigante titolo del romanzo – segna una tappa importante nel percorso dell'autore, già conosciuto per il suo precedente Utopia! Tutto ciò sta per accadere. In questo nuovo lavoro Silva cambia registro, abbandona le atmosfere futuristiche e si tuffa nel territorio più scivoloso e affascinante di tutti: l'animo umano. 

Il titolo, Spine, è già un programma. Le spine pungono, fanno male, si incastrano sotto pelle e a volte restano lì per anni. Sono i ricordi che non vogliamo toccare, le verità che preferiremmo ignorare, le emozioni che ci fanno paura. Silva prende queste spine e le trasforma in materia narrativa, costruendo una storia che non cerca scorciatoie emotive ma invita il lettore a guardare in faccia le cose come stanno.

Eleonora e l'eredità dell'infanzia

La protagonista, Eleonora, è una donna che ha imparato a sopravvivere a un'infanzia segnata da una madre manipolatrice e da un padre emotivamente assente. La sua vita adulta sembra stabile, quasi tranquilla, finché un evento improvviso non la costringe a riaprire porte che credeva murate. Da qui parte un viaggio fatto di ricordi, flashback e conflitti interiori.

Una scrittura introspettiva e filosofica

La scrittura introspettiva di Silva è uno dei punti di forza del romanzo. La sua formazione da filosofo, maturata a Rio de Janeiro prima di trasferirsi in Italia nel 1993, emerge in ogni pagina. I personaggi non risultano mai semplici né prevedibili: sono esseri umani attraversati da contraddizioni, fragilità e desideri difficili persino da nominare. Ed è proprio questa complessità a renderli autentici, vivi, profondamente credibili.

La stessa domanda, più in profondità

Rispetto a Utopia!, Spine segna un cambio di rotta evidente. Se il primo era un saggio narrativo proiettato verso il futuro, questo nuovo romanzo rivolge lo sguardo all'interno, molto più in profondità. Eppure, un filo rosso continua a unire le due opere: la domanda su cosa significhi davvero essere umani. Che si tratti di immaginare il domani o di affrontare i fantasmi del passato, Silva invita sempre il lettore a interrogarsi, a non accontentarsi di risposte semplici.

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