Iran in crisi idrica: tra preghiera della pioggia e cloud seeding, Teheran rischia l’evacuazione

19.11.2025

L'Iran sta affrontando una delle peggiori crisi di siccità degli ultimi decenni. Secondo l'organizzazione meteorologica nazionale, quest'anno è caduto l'89% di acqua in meno rispetto alla media, rendendo l'autunno il più asciutto degli ultimi 50 anni. I bacini che riforniscono Teheran sono scesi del 43% rispetto allo scorso anno, e in molte zone i rubinetti restano asciutti per ore.

Il presidente Masud Pezeshkian ha persino ipotizzato l'evacuazione di Teheran, una città con oltre 9 milioni di abitanti, se non arriveranno presto nuove piogge.

La preghiera della pioggia

Venerdì scorso, le autorità religiose hanno invocato la salat al-istisqa', la tradizionale preghiera della pioggia praticata nei Paesi desertici del Medio Oriente sin dai tempi di Maometto. Sebbene sia un rito profondamente radicato nella cultura islamica, la sua efficacia reale è sempre stata oggetto di dibattito.

Il ricorso al cloud seeding

Domenica, piccoli aerei hanno sorvolato il lago di Urmia, disperdendo particelle di ioduro d'argento per stimolare la formazione di pioggia artificiale. Questa tecnica, nota come cloud seeding, consiste nel favorire la condensazione del vapore acqueo già presente in atmosfera.

Secondo l'esperto Daniele Visioni della Cornell University, il cloud seeding può aumentare le precipitazioni del 10%-20% in condizioni favorevoli, ma non può generare pioggia dal nulla né provocare alluvioni. Infatti, le piogge torrenziali che hanno colpito le province occidentali dell'Iran erano dovute a un sistema nuvoloso naturale in transito.

Il caso del lago di Urmia

Il lago di Urmia, ridotto ai minimi termini, è diventato un deserto di sale che si disperde con il vento nelle aree circostanti. L'esperimento di inseminazione delle nuvole mirava a riempire il bacino, ma la distanza dalle zone allagate (centinaia di chilometri) rende improbabile un collegamento diretto.

Precedenti internazionali

  • Dubai (2024): un nubifragio record fu attribuito al cloud seeding, anche se gli esperti sottolinearono che l'alluvione era dovuta alla grande quantità di umidità già presente.

  • India: tentativi di pioggia artificiale per ridurre l'inquinamento di Nuova Delhi.

  • Cina 2008: operazioni di cloud seeding per garantire cieli limpidi durante le Olimpiadi di Pechino.

  • Stati Uniti: utilizzo della tecnica per aumentare la neve artificiale nelle stazioni sciistiche, con un'efficacia stimata tra il 40% e il 50%.

La crisi idrica in Iran dimostra come né la preghiera della pioggia né il cloud seeding possano risolvere un problema strutturale e alla gestione delle risorse idriche. Senza una strategia sostenibile, il rischio di un'evacuazione di Teheran e di altre città rimane concreto.

FAQ – Notizie dal mondo

  • Cos’è la preghiera della pioggia (salat al-istisqa’)?
    La preghiera della pioggia è un rito islamico praticato nei Paesi desertici per invocare la pioggia. Risale ai tempi di Maometto e viene ancora oggi celebrata in Medio Oriente.
  • Che cos’è il cloud seeding?
    Il cloud seeding è una tecnica che consiste nel disperdere particelle di ioduro d’argento nell’atmosfera per favorire la condensazione del vapore acqueo e stimolare la pioggia o la neve.
  • Il cloud seeding può provocare un’alluvione?
    No. Il cloud seeding può aumentare le precipitazioni del 10%-20% se c’è già umidità in atmosfera, ma non può generare pioggia dal nulla né causare alluvioni.
  • Perché il lago di Urmia è importante?
    Il lago di Urmia, nel nord-ovest dell’Iran, si è ridotto drasticamente negli ultimi anni, trasformandosi in un deserto di sale. È stato scelto per il cloud seeding nella speranza di riempirlo e garantire riserve idriche.
  • Quali Paesi hanno usato il cloud seeding?
    Dubai, India, Cina e Stati Uniti hanno sperimentato il cloud seeding. In Cina nel 2008 fu usato per le Olimpiadi di Pechino, mentre negli Stati Uniti viene impiegato per aumentare la neve nelle stazioni sciistiche.
  • Teheran rischia davvero l’evacuazione?
    Il presidente iraniano ha ipotizzato l’evacuazione di Teheran se non arriveranno nuove piogge. La capitale conta oltre 9 milioni di abitanti e la crisi idrica rende difficile garantire acqua potabile.
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